L'intervista all'autore

I Caffè Culturali: "Chi è Gedda?".
Gedda:

"Gedda è un uomo qualunque che sogna e cerca di fermare i frammenti dell' indagine onirica attraverso le immagini. Si dedica alla sua grande passione nei " Resti " delle sue giornate, concessi da tangenziali intasate, da " Importanti Quotidiani " e " Vissuti estenuanti ", di cui ogni giorno se ne chiede il senso senza per questo rifuggerlo. La spasmodica ricerca dell' essenza delle cose è il fulcro della poetica di Gedda, padre e marito felice, consapevole che la grande scommessa è accorgersi di tutto ciò che c'è e vive intorno a noi, sopratutto quando i muri sono molto alti e non vedi quasi più il cielo.

" .......Sperando che in certi cuori qualche cosa resterà......
.......Sbocciano i fiori sbocciano e danno tutto quel che hanno in libertà
donano non si interessano di ricompense e tutto quello che verrà.........."
( Jovanotti da " Le tasche piene di sassi " )

I Caffè Culturali: "Quando e come è nata la passione per la pittura?".
Gedda:

"Sinceramente non lo so, penso da sempre, perché credo che una passione nasca e cresca in noi senza farci caso e diventa normale come respirare. Ho sempre avuto fin da bambino la necessità di fermare graficamente momenti o cose che attraevano la mia attenzione con una prospettiva diversa, intimamente condivisa con ogni mezzo di espressione artistica. Ricordo l' utilizzo di fiammiferi spenti usati come carboncini su tovaglioli di carta per ritrarre l' attimo, oppure quando sentivo forte il desiderio di fermare dal vero i campi arsi e rigati dalle ristocce che vedevo come pennellate spesse. Ancora oggi tutto è così in me".

I Caffè Culturali: "Quali tecniche e quali materiali sono più congeniali alla sua espressione artistica?".
Gedda:

"Attraverso la materia sperimento emozioni e sensazioni, le vivo dentro di me per poi trasformarle in qualcosa di tangibile che mantenga la freschezza e la purezza del progetto iniziale. Sono personalmente fortunato perché il reportage delle mie opere, nella fase iniziale di ideazione e progettazione, si presenta molto chiaro e ben delineato , accompagnato già dalla consapevolezza della tecnica da utilizzare e dai materiali da impiegare per l'enfatizzazione della stessa : la scelta degli ingredienti occorrenti è dettata principalmente da ciò che la rappresentazione vuole descrivere, ed è congeniale a se stessa ; si compie così un cammino continuo di esplorazione verso la conoscenza del mezzo espressivo , cogliendone a volte , i comportamenti sconosciuti e mistici. La tecnica che utilizzo , affinata e personalizzata negli anni dall'esperienza , si avvale principalmente per la coloritura , dei principali protagonisti dell'arte pittorica : gli oli e gli acrilici , veicolati in sinergia tra di loro , in modo tale che l'incompatibilità acqua/olio crei delle situazioni cromatiche interessanti. La flessibilità espressiva dell'olio si sposa cosi con gli acrilici , sfruttando una caratteristica vantaggiosa per l'uomo del III millennio: una fase rapida di essiccamento dei pigmenti , con tempi di intervento brevi . I colori vengono applicati su preparazioni materiche del substrato, ottenute sovrapponendo alluminio e carta a sandwich e , inglobati con l'ausilio di resine :questo passaggio mi permette di ancorare al fondo gli elementi che mi piace inglobare , come ad esempio delle spighe di grano essicate per la riproduzione di un campo dipinto . L'applicazione dei colori avviene tramite la tecnica del dry-brush che permette molte sovrapposizioni di colore per arrivare al massimo punto di luce desiderato . Lontano da contaminazioni e movimenti artistici , per mantenere integra la genuinità dell'intenzione , senza abbandonare la tradizione , ma coniugandola con il presente , i miei ultimi lavori sono caratterizzati da nuove strutture in 3D che assumono il connubio di pittosculture: tessuti estroflessi ospitano elementi e materiali tra i più disparati , che concorrono all'unità finale come gruppi scultorei. L'esigenza nasce da un forte senso di recupero e riciclo delle cose : sughero , metallo , tessuto , legno , cartone ondulato , figurini del Subbuteo , si mescolano continuamente come una madrepora , giocando un ruolo fondamentale nella speranza della catarsi emotiva ; svariati personaggi che , come tante Cenerentola smarrite , tornano a nuova vita , a splendori insperati e , ad indicare a mio modesto parere che , le cose che piacciono hanno un costo , ma deve essere quello giusto e per tutti" .

I Caffè Culturali: "L'espressione di un chimico non può che far ricordare Primo Levi ed il suo Sistema periodico: quanto e come influisce la sua preparazione e la sua professione nella sua scelta artistica e nel rapporto con i materiali che ne veicolano l'atto?"
Gedda:

"La Chimica ha origini lontanissime, le affonda nell' Arte Regia, l' Alchimia che, non ha mai soppiantato, limitandosi a volgarizzarne la filosofia, tramutandola in tecnica pura, dimenticando la Tradizione Ermetica che ha continuato a fondere tecnica e mistica, natura e uomo, in una sintesi completa e superiore. Lo stesso Primo Levi coniuga nel Suo libro, con straordinaria abilità gli elementi agli episodi drammatici da Lui vissuti in quel periodo storico buio, legandoli con una straordinaria operazione alchemica e consegnando alla storia un tassello importantissimo per rafforzare le fondamenta della scienza attuale. Il confine che separa l'arte dalla chimica è sottilissimo: entrambe indagano la materia e i suoi comportamenti, non è difficile quindi trovare in campo artistico, operatori e presidenti di associazioni dedite all'arte, diplomati o laureati in chimica. Il legame che sussiste tra me e questa scienza è viscerale e governa intimamente, come scoperta continua, ogni mia scelta in campo pittorico, ogni mia sperimentazione. L' operare nel settore galvanico da circa un quarto di secolo, ha contribuito a farmi comprendere percorsi molto complicati:
d'altronde far migrare degli ioni metallici attraverso la corrente, scatena equilibri chimici a volte difficili da governare, ma sorprendenti e affascinanti nel risultato. Ho coniugato continuamente l'arte e la scienza, assumendole come discipline e, come tali mi aiutano nelle attese spasmodiche, nelle lunghe riflessioni, a superare i più famosi luoghi comuni quali: " Si è sempre fatto così " oppure " E' impossibile "; le più grandi zavorre per il cammino della conoscenza e dell' espressività".

I Caffè Culturali: "Come avviene il suo atto creativo?".
Gedda:

"E' un meccanismo delicato e complesso, dettato dall'assoluta imprevedibilita' e, impregnato di enfasi. Penso sia il legame più segreto e, profondo, con il mio microcosmo: una porta, attraverso la quale visioni metafisiche cercano un improvviso contatto e tutto diventa nitido: i figuranti si dispongono, costruendo una struttura scenica pregna di movenze rallentate e silenzi surreali. Quando tutto si ferma, rimane un unico fotogramma: quello che diventerà l'opera. Il processo creativo può' iniziare, accompagnato sempre da buona musica, solitudine e, pre-assenza. La difficoltà' oggettiva più' grande da superare è quella della scelta dei materiali da utilizzare, per rendere onore alla visione originale".

I Caffè Culturali: "Con quali altre arti sente maggiore affinità? Per esempio, a proposito di fotogrammi e di materiali, come percepisce la fotografia e la scultura?".
Gedda:

"Elementi plastici e spazi, suoni e silenzi, vuoti e pieni, tempi delle parole e dei versi, accostamento di colori, toni chiari e scuri sono semplicemente linguaggi diversi attraverso i quali si esprimono le varie forme d'arte, dalla pittura, alla poesia, alla cinematografia per citarne alcune. La cosa che reputo straordinaria, soprattutto oggi, è che i contorni delle varie espressioni artistiche sono talmente labili, da contaminarsi fra loro in maniera forte: basta pensare alle Videoinstallazioni , o agli elementi decorativi presi in prestito alla figurazione pittorica nel campo della moda o del design d'arredamento. E' con estrema naturalezza, quindi che chi come me, ha intrapreso il percorso della espressione grafica senta la scultura o la fotografia (in primis quella in bianco e nero) come interpreti della stessa natura. L' unica branca delle arti che adoro tantissimo ma che con essa non posso interagire in alcun modo è la danza: non è un bello spettacolo vedere un big foot come me muoversi in maniera goffa!".

I Caffè Culturali: "Sarebbe possibile visualizzare alcune sue opere, una per volta per esempio, e chiederle di descrivercele?".
Gedda:

Da " Anestesis le cinetiche del silenzio ":
Naufragio
Tecnica mista su tela substrato materico 100 x 150

Cinque presenze femminili si ritrovano, dopo un violento temporale, a condividere le loro esistenze, riparandosi in un Foro Boario, una volta tempio di vite dedite al bestiame e ormai monumento sopravissuto alla rimembranza. Nella sua semplice struttura architettonica, accoglie i corpi svestiti dopo la tempesta, confortandoli, partecipe del naufragio metaforico: quello dell' anima. Posizioni contratte, fetali, tentano un inconscio recupero dei prenatali, stabiliscono un contatto intimo e anonimo con se stesse. Tra dialoghi mesti e sommessi, il cielo volge al sereno, rischiara come le verità, contenute nel simbolismo inciso nel lato sinistro e in basso della tela, che non è altro che la rappresentazione del criptogramma computerizzato dell' immagine, scolpito per indicare alle figure ritratte che è l'immagine a non riconoscere se stessa, come le cose a volte non sono ciò che sembrano.

I Caffè Culturali:

"Perché e come è nato Naufragio?".

Gedda:

"Gli input che hanno determinato la realizzazione di "Naufragio" hanno la stessa origine, sono sovrapponibili. Nascono da un forte desiderio di "naufragare", di spogliarsi di schemi e di modelli preconfezionati e precostituiti, per abbandonarsi al caso e alla deriva, trascinati dalla riscoperta di se stessi . Le emozioni forti, di cui oggi siamo digiuni, schiacciati da una inevitabile routine, ci rendono più consapevoli nel riappropriarci dell'identità, delle capacità, della coscienza . Nel superamento di situazioni drammatiche o piacevoli, imprevedibili, la vita sprigiona la sua massima essenza traendone vigore, rafforzandosi, maturando una crescita nel grado della conoscenza direttamente correlata all'esperienza di ognuno di noi : rimane il ricordo, arricchiamo il racconto, aggiungiamo nuove pagine al libro che racconta la nostra storia. In una totale visione fatalistica del percorso , filtra la percezione che molte volte perdersi equivale a ritrovarsi".

I Caffè Culturali: "Perché solo donne sono presenti nell'opera ?".
Gedda:

"Le celebro spesso nelle mie opere, un' indagine continua rivolta alla comprensione del loro universo misterioso, incomprensibile, sfuggente. Penne famose come quelle di Guido Crepax e Milo Manara, con i loro personaggi femminili, per anni, ne hanno mostrato la sfera più intima, il carisma, la loro energia. Circe, le Sirene, Maria di Nazareth: inganno, sensualità, dolore, sofferenza, fra miliardi di esempi scelti come rappresentanti sopravissuti nello immaginario popolare, che hanno attraversato le ere. Quando attacco la tela per dipingerle, anche il pennello si rivolge verso di loro con una sorta di timore reverenziale, quasi a deporre il colore con delicatezza, per fonderlo con i loro contorni morbidi e vellutati. Mantidi o agnellini compaiono nell'opera smarrite, forse lo stato d'animo perfetto perché possano imparare ad andare d'accordo fra di loro una volte per tutte ( prerogativa prettamente maschile….)".

I Caffè Culturali: "Passiamo al secondo lavoro proposto?".
Gedda:

Da " Anestesis le cinetiche del silenzio ":
Affioranti maree di sognatori afflitti
Tecnica mista su tela 60 x 80

Elogio della lentezza e della staticità, questa tavola che ricalca atmosfere Felliniane, non e' altro che la riproduzione fedele, la materializzazione, di un sogno che ho fatto di cui sono molto onorato. Certo era accattivante l'idea di introdurre nel panorama artistico, un quesito preso in prestito alla tradizione dell'enigmistica. La soluzione del rebus che dà il titolo all'opera regola la storia della rappresentazione: il corteo si apre per permettere all'uomo di guadagnare la riva condividendone gli stati d'animo : sconforto, malinconia, disillusione, disincanto, consegnati al mare nella speranza di ricevere in cambio l'unguento miracoloso che possa lenire la sofferenza di colui che è perso al di là dell'orizzonte .

I Caffè Culturali: "Cos'è la sofferenza per Gedda?".
Gedda:

"Touché. Ricordo, tanto tempo fa, di aver consultato un trattato de " L' industrializzazione " edito all'inizio degli anni '80, ritrovato per caso in uno scantinato di un capannone presso cui lavoravo, il documento diceva pressappoco così: le stazioni macchina robotizzate in base alle dimensioni x sono in grado di sostituire n° unità biologiche "…. e proseguiva relazionando uno studio condotto sull'osservazione dei lavoratori affermando che sono scimmie e come tali vanno trattati !!! Le arcadie oligarchiche del male, gettavano le fondamenta dei templi del dolore moderni. Se è vero che, il mattino assomiglia alla verità perché entrambe rischiarano a poco a poco, oltre la coltre basta guardare e vedere ciò che rappresenta il fallimento dell'umanità. Inetti, incapaci, impreparati, guidano gli eserciti dei " qualunque ", consegnando lo scettro della vittoria nelle mani del vero " grande fratello ". Quindi non più operai, lavoratori, ma ameboidi senza cuore, mente, cervello, dei primati da addestrare a proprio piacimento, per lo sfruttamento totale: la meritocrazia una lontana utopia. Questo mio umile tributo, spero, porti alla considerazione che, la sofferenza nel superamento del suo significato etimologico e nei suoi aspetti reconditi che vanno dalla sfera fisica a quella emotiva e psicologica, oggi più che mai riguardi un sentimento universale totale e non trasversale che riguarda principalmente, la violazione del diritto primario degli esseri umani: la vita e la sua sospensione. L' uomo eterno apprendista fratricida non impara nulla dalla storia, ne ripete gli stessi errori-orrori all'infinito, elevandoli a mille, farciti da una atroce efferatezza. Esistenze annullate, infanzie violate e rubate, bambini percossi a morte che appoggiano il faccino sul pavimento per trovare conforto al rossore che hanno sul viso, altri con un kalisnicov a tracolla che scavalcano cadaveri e cadaveri e, ancora… ancora gettati nei cassonetti della spazzatura. Il negazionismo imperante (che negherebbe anche che il fuoco brucia! ) sposa il potere mediatico, diffondendo rapidamente notizie strumentalizzate di pari passo alla tecnologia, diventando il nuovo oppio dei popoli, l'anestetico ideale per coscienze già annientate da un nichilismo autodistruttivo e dall'abuso di sostanze stupefacenti, di cui Torino diventa l'eccellenza eguagliando, se non superando di misura, le sorelle europee: indici di una società fortemente malata. Nella miseria non c' è nulla di bello, a pancia vuota non si proferisce verbo, è biochimica! Certo è che la gestione di una palude stagnante è molto più semplice della gestione di una piscina, come governare il proprio " orticello " non è faticoso quanto il donarsi e accettare gli altri e, la loro diversità. La sofferenza per me oggi, assume un carattere universale, nella più mera consapevolezza che il mio stare bene è subordinato allo stare bene di tutti sotto lo stesso cielo, soprattutto di coloro che si prodigano con estremo sacrificio per la libertà delle identità, ma ogni volta che incrocio lo stesso sguardo in una corsia di ospedale, o alla pensilina dell' autobus o negli occhi del mio vicino di casa, oppure in quelli dei miei familiari e ne comprendo il " giorno dei giorni " mi soccorre una frase: " Non uscire da te, ritorna a te stesso, all'interno dell'uomo abita la verità "
( S. Agostino ); una stretta al cuore mi scaraventa tra " I sacerdoti dell'inquietudine " e una lacrima riga il mio volto… c' è ancora speranza, piango e sogno e non me ne vergogno, seppur nella mia impotenza, insieme ai miei compagni di viaggio una minoranza silenziosa nascosta dietro le colonne della dignità che le mie origini mi hanno insegnato".

I Caffè Culturali: "E la volta della terza opera".
Gedda:

Da " metropolis ":
Flora urbana
Operazione di recupero e ricondizionamento di oggetti su tessuto estroflesso 58x44
Attuale produzione

Vita artificiale, natura artificiale s'intrecciano tra coscienze annullate dalle logiche spietate di una società "usa & getta". Intrappolati dietro a sbarre mentali, o sporti sull'orlo del baratro, i personaggi cercano una "zona neutra", un campo di "non-conflitto", una goccia di serenità. Tra sterpaglie, calcestruzzo e rifiuti, con tutta la sua energia appare un fiore messaggero : "la forza di un popolo si vede dalle proprie rovine".

I Caffè Culturali: "Città, metropoli, gente, persone: cos'è la società per Gedda?".
Gedda:

"Il complesso degli uomini uniti da vincoli naturali e da leggi e convenzioni comuni intese a stabilire rapporti di tranquilla convivenza e di mutua collaborazione, questa è la definizione di società che troviamo sul dizionario. Oggi io vedo e, soprattutto in questo momento di crisi, niente di quanto sopra. Ci sono degli umani: da una parte spaventati, immobili, come i miei personaggi di " Flora Urbana "sospesi che guardano, dall'altra arroganti e spietati che cavalcano l'onda del momento. " Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulla, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti ", questo diceva Antonio Gramsci. Mi ci ritrovo nel Suo pensiero perché sia chi è immobile, sia chi sfrutta il momento non vive nella società, non si evolve, non pensa a lasciare nulla di decente ai posteri. Persino la natura ci manda messaggi chiari che o cambiamo globalmente o siamo finiti, la crisi attuale è un altro monito, non è solo economica ma strutturale o si cambia o la società non esisterà più. Tanta tecnologia e non siamo in grado di parlarci guardandoci negli occhi per trovare una linea comune e giusta. Non è pessimismo, il mio pensiero, perché io credo nella società, ci devono essere regole, leggi ma a favore e a tutela di tutti che aiutino a dare il meglio di se stessi. Guardando la televisione non si può vedere il bambino nero scheletrico di turno e subito dopo sentire " Il lusso è un diritto " per pubblicizzare una banale vettura ( e non c'entra il brand rappresentato ); oppure vedere gente della società bene, i salotti, che non sanno vedere il bello nell'arte, nei libri o nel cinema perché non ne ha parlato lo sgarbato critico importante o la dama nella sua corte famosa. Il bello si vede sempre e si deve riconoscere. L'uomo è capace di fare molto, molto di più, allora perché ci si deve annullare così? C'è però una piccola o grande società silenziosa, che si muove nell' ombra, che prima o poi, speriamo velocemente, diventerà sempre più rumorosa ( che non vuol dire violenta ) e uscirà alla luce con il coraggio di rimettere la lancetta sullo 00:00 e far ripartire tutto: città e metropoli a misura d'uomo, cultura e arte nell'antico splendore, Vivere e non sopravvivere".

I Caffè Culturali: "Possiamo quindi parlare de La città velata?".
Gedda:

Da "metropolis":
La citta' velata - sipario
Diorama assemblaggio di materiali di recupero 63x63
Attuale produzione

Lo spettatore diventa il satellite di osservazione di una micro porzione di globo. I templi del sacrificio quotidiano sono velati: un labile sipario disturba il campo visivo, si frappone tra la Banlieue e l'infinito, nel timido tentativo di distrarre l'attenzione e fungere da catalizzatore di riflessioni. Laggiù migliaia di vite, miliardi di pensieri, parole, racconti, vissuti, catturati e sublimati in un frammento di "fermo immagine".

I Caffè Culturali: "Che ruolo può assumere l'arte in questo contesto di disagio?".
Gedda:

"Immaginiamo un mondo che ne sia privo: mai più' musica e canto, non più danza, non più racconti o opere, né lavori teatrali, non più cinematografia o sculture o architettura, quadri e disegni. Appare chiaro che finché l'arte esiste gli uomini discuteranno e cercheranno di definirla. L'impulso creativo dell'uomo si perde nella notte dei tempi, connesso con la magia e i rituali, funzioni che in qualche modo ci accompagnano ancora oggi. Purtroppo le grandi crisi sono sempre sinonimo di grossi tagli economici nei settori dell'istruzione e della cultura, seguendo dinamiche e protocolli ciechi e ottusi. L'arte assume un ruolo importantissimo nella nostra epoca: riflette il nostro mondo contemporaneo, i suoi sentimenti, le sue concezioni, con la stessa profondità e sincerità con cui lo ha fatto nel passato; mette ordine, attraverso gli strumenti che ha a disposizione e, ci aiuta a comprendere meglio noi stessi, la storia e la cultura di ogni paese. E' una coperta calda d'inverno, una buona tazza di caffè, una amica straordinaria per non sentirsi soli: a volte sublima, a volte protesta con il suo silenzio che val più di mille parole, a volte è la rappresentazione del disagio stesso, ma è fondamentalmente lo specchio che non c'è, di fronte al quale riflettersi e raccogliersi sentendosi migliori, o semplicemente appartenenti ad un disegno più grande . Con essa possiamo imparare il rapporto che esiste fra noi e l'ambiente che ci circonda e sperimentare il processo creativo, dando voce al cuore e aprendo porte diverse su spazi d'evasione che ci rapiscono, ci confortano e, ci sottraggono anche solo per pochi istanti dalla realtà' di tutti i giorni. Non e' il pennello che fa il pittore: anzi un pennello esausto lascia una traccia unica e personale, esattamente come ognuno di noi può lasciare la propria, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma, visibile a tutti".

I Caffè Culturali: "Che rapporto ha Gedda con il tempo?".
Gedda:

"Il suo divenire, lo misuro e lo regolo istante per istante, nell'incalzante susseguirsi degli eventi: a volte ho la sensazione che sia passato velocemente, molte altre che si sia arrestato; semplicemente scorre inesorabile. Nel suo incedere, nasce il mio personale conflitto nel non averne mai a sufficienza, per portare avanti la miriade di progetti che la mia mente partorisce, e così sono costretto a creare un bloc-notes cerebrale nel quale appuntarli e schematizzarli. Il pensiero è velocissimo, e io così totalmente assorbito dagli impegni quotidiani, a cui non posso sottrarmi, metto in campo i miei sogni nei ritagli del giorno, spesso della notte, consapevole che comunque non ho il lusso di avere più spazio temporale. La passione però è talmente forte da allontanare questo conflitto, farmi superare la stanchezza e viverne intensamente gli attimi. D'altronde credo che l'arte, in tutte le sue forme sia la testimonianza del tentativo di sopravvivere al tempo stesso e di sospenderne il trascorrere".

I Caffè Culturali:

"Cos'è Sens?".



Da " Anestesis " le cinetiche del silenzio
Sens
Tecnica mista estroflessione ed assemblaggio di tessuti 100 x 42.

Gedda:

"Una eterea e misteriosa luce viola l' oscurità di un' improbabile scenario di un teatro metafisico, illuminando e facendone emergere una figura femminile, un corpo, un ritaglio astratto dalla realtà circostante. " Sens " rappresenta il primo, tentativo di abbandono, di stacco, dalla tela tradizionale per poter studiare il segno attraverso le tre dimensioni: apre un'indagine introspettiva sulla forma e lo fa attraverso l'osservazione tangibile della bellezza del corpo umano. Nasce in contrapposizione con l'Iperrealismo, con la ricercatezza del dettaglio lezioso: la costruzione ha richiesto molti mesi di lavoro, perché ciò che rimane è il calco in positivo di qualcosa che non c' è più, una scultura anonima, fatta di impasto di materiali umili che, mi sono serviti per arrivare a conoscere l'identità di colei che vi era contenuta; la sua conoscenza, mi ha ripagato del pathos e dell' attesa estenuante. I colori utilizzati sono tenui, non trasmettono calore, per conferire alla figura un aspetto distaccato, statico, statuario, lasciando spazio ad un'osservazione meno contaminata dalla rappresentazione, giocando sull'inganno delle ombre. La ragazza assorta nei suoi pensieri, adagiata su un ipotetico giaciglio, è in bilico nel suo giorno improbabile, un limite velato dove consumarsi in un'intima e malinconica solitudine, osserva il mondo dalla finestra di un anonimo appartamento, rapita e imprigionata dalla inerzia che la trascina nell'abbandono totale, la privazione di se stessa verso gli altri, la sospende fra la dimensione naturale e quella surreale dove si consumano i sogni. Pezzi di stoffa tramata ne caratterizzano l'effimero volto e un porta candeline per torte di compleanno si assume la responsabilità di diventare il capezzolo del seno, una freccia puntata sul mondo ".

I Caffè Culturali: "Cosa prova nel manipolare materiali, affinché esprimano altro da ciò per cui sono stati creati? Quando un porta candeline da torta diventa capezzolo ed oltre freccia puntata sul mondo? Cosa spinge e come si fa a traguardare il tempo attraverso il coperchio di una zuccheriera?".
Gedda:

"In un lontanissimo mattino, d'estate, negli anni '70, ero appollaiato sul balcone di cemento armato di casa mia, lo anno scolastico era appena terminato e, non vedevo l' ora di consumare il premio ricevuto: un sacchetto di patatine e un fumetto della Marvel. Giaceva accanto a me l'inseparabile scatola di latta, piena dei miei tesori: sassi, fango, pezzetti di legno, carta, matite colorate, figurine e qualche soldatino; c'era poco ed era tutto. Quel ragazzino non è scomparso, è dentro di me e sa che il tempo è trascorso, semplicemente, perché uno specchio gli restituisce la immagine di un involucro diverso, ma l'origine delle consapevolezze del percorso nascono in quel periodo, e con esso la presa di coscienza che "l'appetito aguzza l'ingegno" e che ogni oggetto soprattutto di uso comune può assumere una valenza diversa, nella comunicazione, al di là del ruolo per cui è stato creato: bisogna, semplicemente, superarne l' apparenza. L'arte, in fondo, fin dagli albori, cerca di dare forma e sostanza al mondo dell'immaginazione, avvalendosi di punti di osservazione diversi per quanto riguarda cose, materiali e metodi, indagando il lato più oscuro e segreto delle cose stesse. Mi piace, spesso, pensare di aver avuto la fortuna di essere stato scelto dalla natura della materia, per esserne ambasciatore, poterne fermare ed interpretare proprio quel lato più nascosto che si concede solo a chi ne vuol saper di più. D'altra parte, gli alchimisti del terzo millennio, proprio varcando e non fermandosi di fronte alle porte dell'apparenza, ci hanno traghettato in un nuovo mondo, delle nanotecnologie, ed hanno permesso alla scienza di compiere un passo da gigante, una delle affinità elettive condivise con l'arte. La mia esperienza personale tecnico-artistica, non può quindi che prescindere da questo concetto, proseguendo nello approfondimento della scoperta continua del gioco delle alchimie non visibili dei materiali, coinvolgendo i miei sensi e la mia esistenza: ogni volta che li manipolo lo faccio con lo stesso entusiasmo di sempre, perché al di là dei risultati anche fallimentari, gestiti con i canoni della disciplina, quando giungo all'esito desiderato, ho portato a termine un esercizio importantissimo nell'educazione artistica: scopro nuovi limiti e nuove possibilità. L'attenta osservazione, senza dare mai nulla per scontato, e la mia lunga formazione da autodidatta, preparata per la maggior parte in un periodo di austerity tecnologica, mi porta a realizzare percorsi mentali meno condizionati, più liberi dal bombardamento di un presente chiassoso e saturo d'immagini e, mi porta a vedere ed utilizzare una struttura di plastica che era immersa in una crema di vaniglia profumatissima, come un capezzolo: un grande omaggio ad una parte anatomica, in questo caso femminile, prima nutrice, poi complice di tempeste ormonali, ladro di sguardi e sogni. Pausa !!! Credo sia questo l'imperativo desiderato dall' uomo contemporaneo, una pausa per fuggire dal tempo artificiale autocostruito, smetterla di guardare nervosamente l'orologio, ignorare il cellulare che squilla ripetutamente e guardare ed ascoltare chi si ha di fronte, recuperando ed assaporando rituali perduti, restituendo l'antico valore, anche al coperchio di una zuccheriera. Carpe diem ...".

I Caffè Culturali:

"Cos'è E sciambule?".


Da " Anestesis " le cinetiche del silenzio
E sciambule
Tecnica mista su tela. Substrato materico 70 x 80.

Gedda:

"Una tavoletta di legno appesa con delle corde ai rami di un mandorlo, fu ciò che mi fece trovare, mio nonno materno, la prima volta che lo conobbi. Avevo cinque anni, parlava una lingua strana, pensavo fosse straniero: era pugliese! E Sciambule è il tentativo maccheronico di tradurre in gergo dialettale ciò che significa le altalene ; ed è proprio fra quelle della memoria che emerge quest'opera, una dedica ad una parte delle mie origini. Non è altro che un piccolo frammento dei miei ricordi più cari e importanti, vissuti in un meridione che purtroppo oggi non esiste più. Nella matrice del fondo dell'opera, ho introdotto delle spighe di grano vero, lo stesso che ho visto lavorare e raccogliere così tante volte con dedizione, sacrificio e fatica. Nell' arsura del meriggio, la donna accarezza le ultime spighe, porterà con sé questa sensazione insieme alla valigia di cartone improvvisata e, la bimba sull'altalena non guarda: c' è troppa disperazione in un addio".

I Caffè Culturali:

"A proposito di sguardi: può descriverci cosa sta accadendo in Dalla finestra?".


Da " Anestesis" le cinetiche del silenzio
Dalla finestra
Tecnica mista su tessuto/utilizzo di zafferano come colorante naturale. 2 pannelli 100 x 100.

Gedda:

"Dalla finestra accade tutto e nulla, basta osservare ciò che a volte si rende invisibile. " Fantasticare & sperimentare", rappresentano semplicemente quello che ha determinato la genesi di quest'opera, concepita e articolata in due pannelli facilmente avvolgibili, per agevolarne il trasporto, e per superare il confine di tela/quadro, assumendo la funzione di spazio, gestibile anche sul piano orizzontale, acquistando così una valenza diversa secondo le filosofie della tradizione del meraviglioso mondo del design italiano. Lontana dalle logiche del perfezionismo, mi ha permesso di affrontare il tema dei boschi piemontesi, a me tanto cari, con un'espressione più libera e istintiva. L'incanto del bosco in un'alba argentea sopraggiunge agli occhi della donna esploratrice, sola, oltre il perimetro d'ombra della stanza, sconfinando e condensando come distillato dell'anima. La cornice della finestra coincide con lo spazio dipinto, priva di veli, tende, oggetti, per diventare uno specchio rivolto verso l'ignoto, verso una rappresentazione luminosa e fatata del cosmo, per contrastare, il vuoto e i confini chiusi della solitudine, diventando pura poesia. Il supporto che resta in genere nell'anonimato del substrato, qui, gioca un ruolo fondamentale nel concorrere alla creazione di una luce intima e mistica, tra il dentro e il fuori, debordando come mondo immaginario in quello reale. La frase che compare sul dipinto è l'unico filo che tiene ancorata la donna, a terra, come un palloncino: l'unico legame nella sua assenza di fronte a tanta bellezza".

I Caffè Culturali:

"Chiudiamo questo nostro incontro con il tema che ha aperto la nostra galleria: l'acqua. Cos'è acquatica?".


Da " Anestesis " le cinetiche del silenzio
Acquatica
Tecnica mista 60 x 80.

Gedda:

"E mo' : Moplen !. Così Gino Bramieri , negli anni del boom economico , annunciava in Carosello la nascita di una nuova materia plastica, leggera , resistente e …..non biodegradabile . In Acquatica non è il Moplen , ma è il P.E.T ad ospitare la natura, nutrendola con la fonte della vita stessa: l'acqua. L'opera è una natura morta, copiata dal vero, una composizione autocostruita per replicare un'idea illuminata, sul riciclo e riutilizzo, avuta da un fioraio che stoccava fiori e piante, alloggiandoli, in bottiglie di plastica . Acquatica affronta, con armonia, l'epoca che stiamo vivendo, unica nella storia dell'uomo, esprimendo il desiderio di rivedere, superare e comprendere, alla luce di una nuova visione, i delicati equilibri ambientali, che stanno richiamando l'umanità ad assumere un ruolo diverso all'interno del Pianeta Terra . E mo'… mo' meno tonnellate di plastica e ……tanti tulipani , calle , fresie per tutti !!!!".

I Caffè Culturali: "Quali sono i suoi progetti per il futuro?".
Gedda:

"A questa domanda mi piacerebbe rispondere che ho in programma diverse mostre, nazionali e, internazionali, che devo districarmi tra " aste " importanti perché le quotazioni salgono. Inoltre avere in cantiere molteplici opere da concretizzare velocemente per portare avanti il mio lavoro nel mio atelier d'arte, insomma " un artista " in piena attività. Ma questo non è " Matrix ": la realtà è che devo fare i conti con un lavoro usurante e non adeguatamente retribuito e sperare che tenga, perché, al di là della fantascienza mediatica del momento, in cui si sono accorti che la crisi c'è ( e prima dov'erano? ), io vedo aziende chiudere, gente scollegata e depressa, giustamente, perché sta perdendo tutte le certezze che aveva è chi ce la fa è disposta a tutto pur di tenersi stretto quello che ha senza più regole e soprattutto ideologie. Per quanto mi riguarda ho un'unica certezza che, al di là di dover svolgere l'attuale attività per campare, considerando che ho famiglia e responsabilità, i miei progetti sono portare avanti nei miei ritagli di giornata quello che vedo, sento e voglio materializzare, sperando di trovare un circuito dove poter far apprezzare la mia arte, se meritevole. Assolutamente senza prendere le scorciatoie offerte dai blasonati galleristi che ti dicono che le tue opere " notevoli " hanno bisogno di visibilità per cui è necessario pagargli ingenti somme di denaro per arrivare ai salotti artistici passando dai critici, a cui naturalmente elargire ulteriore denaro per le loro visioni mistiche, per entrare nel " Grande Fratello " dove non sai se sei meritevole e capace, sai solo che si parla di te, oggi è fondamentale essere famosi nel bene o nel male e guadagnare un mucchio di soldi. Io credo nella Gente, nell'arte con la " A " maiuscola fatta di emozioni e creazioni in tutte le sue forme lontano da logiche nefaste di favoritismi volti ad arrivare a "Finarte " pur di avere i palchi importanti. Credo in tutti quegli artisti che come me scalano la montagna per poi scoprire che si poteva guadagnar la cima con la funivia, decisi a non scendere a compromessi spregevoli di mercificazione dell'identità e consapevoli che da questa parte della barricata purtroppo manca l'elemento fortuna, in compenso la sfiga, con l'ultima eclatante scoperta, viaggerà più veloce della luce!".